sabato 2 aprile 2022

Sabato sera

Sabato sera.
Ore 20,10. La Messa prefestiva è finita da un pezzo.  La cucina è vuota, la tavola non è apparecchiata. La cena: qualcosa nel frigo. Arriva una telefonata. 
Una donna si lamenta: "Ti aspettavo. Alla fermata. Mi avevi detto alle 7. Ti ho chiamato. Alle 7 meno 10". 
"Dove sei? 
"Avevo il cellulare spento per la Messa. Mangio qualcosa e vengo".
La donna piange: "Mio figlio non mi guarda. E' nato il nipotino e non posso vederlo". Straniera, cacciata da una casa pericolante, vive sul marciapiede di una piazza conosciuta, in un angolo, sul lato di una scuola. 
"Mangio qualcosa e vengo".
La donna piange, perde sangue da tempo: "Ho un cancro. Me ne frego, forse muoio. Ho gli esami venerdì. Mio figlio se ne frega".
"Ti porto una pizza. Cosa vuoi?"
"Quando arrivi è fredda. Una coi funghi"
"La compro in città. Vengo subito. Vengo adesso".

"Gliel'ho promesso" si giustifica e se ne va. 
In auto. Sono 20 chilometri, andata e ritorno.

Sulla piazza deserta lei gli fa vedere dove dorme. Alle 2 chiamerà l'ambulanza, non prima, perché di notte c'è l'urgenza e le daranno ascolto, la porteranno in ospedale.

Il sacerdote è un uomo solo, non ha famiglia, non deve rendere conto a nessuno, a una moglie per esempio, a dei figli. 
Ha uno solo cui rendere conto: Gesù. E quando Lui chiama chiama.

Nessuna pizza, nessun medico, nessuno figlio dimentico, niente: la donna voleva solo che qualcuno vedesse dove dormiva, con due coperte per il freddo, sul marciapiede di fianco alla scuola, che qualcuno le fosse accanto nella notte fredda che avanzava, lei con Gesù vicino, perché lei, il suo cuore, le dice che è importante, che c'è anche lei a questo mondo.

Bubi è questo.