domenica 8 maggio 2016

Le scarpe del babbo

Otto figli sono tanti e la casa è piccola.
Un figlio è morto, un incidente, una prova in più; ma la famiglia è cristiana.
Il Signor Guido è andato lontano, molto lontano, di là del mare, in una terra sconosciuta dove non parlano il dialetto e nemmeno l'italiano. Ha lavorato duro, molto duro.
E' davvero difficile mantenere tanti figli; anche se alcuni sono arrivati dopo sono sempre figli, accolti, amati, corretti, sgridati, tirati su con tanto impegno e tanto affetto.
La vita è stata sempre dura per il Signor Guido, fin da piccolo, in tempi grami; ma si è fatto onore, sempre, dovunque, con chiunque.
Mettere a letto i bambini, in una casa piccola, è davvero un'impresa; ma chi ha servito a tavola persone umili e grandi, chi ha ascoltato dal vivo la voce del tenore Di Stefano e ha lavato i piatti di illustri artisti di passaggio da Broadway o habitué dei teatri di New York, non si perde d'animo.
Due in sala, due in cucina, i più piccoli nella camera matrimoniale, due nella camerina con letti a castello o sui divani e la mattina sono tutti mischiati, con un bagnetto piccolo piccolo... e le scarpe fuori della porta, in ordine o sparse, le scarpe di tutti i giorni...

Bubi era il più grande - lo è sempre stato -  e notava subito, stupito, che le scarpe abbandonate la sera sporche o impolverate dopo i giochi e la scuola, erano lì, in fila ben pulite, lucidate.
Nessuno ha mai detto chi è stato, nessuno l'ha mai rivendicato.
Era chiaro a tutti, è sempre stato chiaro, senza che nessuno parlasse, che il Signor Guido, il babbo, che si alzava per primo, le aveva pulite, con lo stesso impegno e precisione di come lavorava.
L'uomo che aveva servito i Grandi, serviva i piccoli, i suoi piccoli. 
L'uomo che guidava la famiglia era lo stesso che si piegava a pulire quelle scarpine.

Bubi l'ha citato più volte, in tante prediche, pubblicamente, in ogni posto dove è stato sacerdote.
Dio fa così. Discretamente. Sommessamente. Ha cura di noi. Proprio così, come il Signor Guido.

Francesco fa la Cresima

Tempo di Cresima.
Il Vescovo di Rimini ha conferito la Cresima a 90 ragazzi del Villaggio 1° Maggio; in Duomo perché sono tanti.
Francesco è uno di loro. L'anno prossimo sarà in 1^ Media. 
Sta diventando grande. Alto, bello, vivace, ama il calcio. Gioca al calcio.
Dopo la Messa tutti gli amici si riuniscono a fare festa a S. Chiara. 
C'è ogni ben di Dio. Amici, gioia, festa in semplicità. 
Bubi non c'è. Un altro bambino gli ha chiesto di essere il suo padrino, in un'altra chiesa, fra altra gente.
Bubi è atteso e non si fa desiderare. 
Appena può, a piedi, s'incammina alla festa di Francesco. E' quasi buio e il tramonto è già avanzato; ma appena arriva nel cortile Francesco lo vede, lascia il gioco a calcio con gli amici, gli corre incontro, lo abbraccia nascondendo la sua testa sul petto di Bubi, abbandonato in questo gesto così umano.
Non s'interessa di nessun altro, non saluta nessuno e torna a giocare.
La festa continua, per Francesco snobba tutti, tutto preso dalle fragole al cioccolato fuso, dai confetti e dal gioco e dalla festa che è per lui. 
Fuori ormai è buio, i bambini non giocano più, seduti si parlano al modo dei bambini, ironizzando sulle parole. 
Bubi saluta, se ne sta andando. "Ciao, Francesco".
Francesco si alza dal muretto, ricambia il saluto urlando per farsi sentire "Ciao, Bubi!".
Francesco è considerato un birichino; ma ha ben chiaro dove guardare. 
Riconosce uno sguardo e lo ricambia.
Francesco è grande, ha ricevuto lo Spirito Santo.
Francesco è un birichino; ma conosce lo sguardo di Bubi e non si distrae.