sabato 19 novembre 2011

Vox pueri

Un bambino nuovo è arrivato nella scuola elementare, per trasferimento.
Sabato scorso ha conosciuto Bubi. Il lunedì successivo, alzatosi, ha detto alla mamma: "Mamma, io voglio andare sempre a quella scuola, perché c'è Bubi".

martedì 11 ottobre 2011

Gianluigi

Gemmano è un piccolo paese a 400 m sul livello del mare al confine con le Marche. Bubi ne fu parroco dal 1990 al 1999. Qui vive un giovane uomo di nome Gianluigi. Non sa leggere e non sa scrivere, non sa nemmeno lavorare: è un uomo "semplice". Gianluigi prega tutto il giorno e invita famigliari e vicini a pregare. Prega con il Rosario. A Natale e Pasqua e alcune volte durante l'anno telefona a Bubi per salutarlo, per dirgli che lo pensa sempre e che prega per lui. Lo sostiene nella sua vocazione. Tanti anni fa, era la notte del Giovedì Santo, Bubi mi chiese di far parte del gruppetto degli apostoli per la lavanda dei piedi come vuole la liturgia di quel giorno. Io gli risposi di no. Gianluigi era allora un ragazzetto. Bubi lo chiese a lui e Gianluigi, per umiltà, rispose di no. Bubi insistette discretamente e Gianluigi disse il suo sì con una semplicità e degli occhi, che ancora ricordo.
Gianluigi aveva un desiderio: vedere il suo Angelo Custode. Lo vide un giorno mentre tornava in sagrestia dalla chiesa dove era andato a pregare. Testimone fu Carolina, la maestra in pensione, che cercava di insegnare qualcosa, almeno la firma, a Gianluigi.

giovedì 6 ottobre 2011

La famiglia di Bubi

I genitori di Bubi si chiamano Guido e Antonietta Bubani.
La mamma è ancora viva ed è una saggia signora più che ottantenne; il babbo è morto anni fa per n tumore ai polmoni. Era un uomo forte, grande, buono e discreto, onesto e severo al tempo stesso. Grande lavoratore, era stato autista del Conte Manzoni a San Marino. Aveva conosciuto la sua moglie durante la guerra, quando lei, riminese sfollata, si era rifugiata nell'antica accogliente Repubblica. E' un onore per i sammarinesi aver dato rifugio ai riminesi e alle popolazioni circostanti gravate dai bombardamenti e dal passaggio del fronte, dei tedeschi in ritirata e degli alleati che li incalzavano. Dopo il matrimonio avevano posto la residenza della famiglia alla Dogana, dove nacque Bubi. La famiglia si iingrandiva, le risorse erano poche e Guido accettò di seguire un suo amico negli Stati Uniti dove si poteva trovare lavoro e lì passo diversi anni come lavapiatti, cameriere e integrando il salario con un lavoro di imbianchino la notte. Molto opportunamente decisero di trasferire la famiglia a Rimini, dove Antonietta poteva contare sull'aiuto dei suoi genitori. La nascita del terzo figlio fu annunciata a Guido con un marconigramma sulla nave che lo conduceva in America. Tanti sacrifici portarono un qualche beneficio alla famiglia, che potè permettersi di acquistare una casa, dove tuttora vive Antonietta, punto di riferimento per tutti i figli. Guido tornò in Italia e trovò lavoro a San Marino come ispettore del lavoro, diligente e onesto. Una volta, in occasione della Pasqua, gli fu regalato da un imprenditore un uovo di cioccolato per i suoi figli. Nel biglietto d'accompagnamento trovò anche dei soldi. Prese subito l'uovo e la busta con i soldi e li riportò al donatore, che si schermì dichiarando di voler venire incontro alle difficoltà della famiglia. Dignitosamente e fermamente il babbo di Bubi gli riconsegnò il tutto, diffidandolo a non ripetere il gesto mai più. Era un uomo veramente giusto, amante della famiglia e molto cordiale.
I fratelli di Bubi sono otto, ma due di essi morirono in accidenti fortuiti, l'ultimo il giorno stesso del compleanno di Antonietta.
Il giorno in cui Bubi espresse a suo padre la volontà di farsi prete, consapevole delle difficoltà in cui avrebbe messo la famiglia, che contava sul suo lavoro di geometra governativo, ne ebbe in risposta una domanda: "Non è possibile essere cristiani anche se si mette su famiglia?". Bubi rispose: "Certamente; ma a me non basta". Suo padre chinò la testa, accettando la decisione del figlio. Un particolare fa comprendere un po' la statura umana di quest'uomo. Il giorno in cui Bubi fu consacrato sacerdote si fece festa in un ristorante. In quell'occasione mi capitò di ascoltare Guido rivolgersi al figlio chiamandolo "don Stefano" e dandogli del "Lei". Bubi lo richiamò dicendo: "Ma babbo!" Solo allora Guido continuò a interpellare Bubi come aveva fatto sempre con il "tu".
La mamma di Bubi era diplomata e lavorava in Comune a Rimini.
Per amore del marito e della famiglia si licenziò e si "chiuse" in casa. Non c'è mai stata nessuna chiusura in lei, donna aperta, decisa, rispettosa, cordiale, accogliente. Ha allevato i suoi figli con una tenacia incredibile, in una casa piccola, povera, con una dignità e costanza a tutta prova. Padre Pio disse di lei, con una sua parente che viveva a san Giovanni Rotondo, che era stata tanto brava da meritare da parte di Dio un figlio sacerdote. Padre Pio sapeva quel che diceva. L'ordine e la pace che regna tuttora in quella casa e in quella famiglia, diventata vasta, con l'arrivo di generi e nuore e nipoti è di un'evidenza lampante e racconta della benedizione di Dio su di loro.

giovedì 1 settembre 2011

Nomen omen, il nome indica il destino

Bubi, chi era costui? 
In Germania "Bubi" è una parola che indica uno sfaticato, perdigiorno, donnaiolo. Così mi ha riferito una carissima amica di Colonia. 
Il soprannome con cui tutti conoscono il nostro amico, dai bambini dell'asilo al Vescovo emerito di Rimini, ha un'origine molto più semplice. Il babbo di Bubi emigrò per un certo periodo negli Stati Uniti d'America e la mamma portava spesso i bambini, come succede ancora per tante mamme, dai nonni per un aiuto nella loro custodia. Il nome della famiglia era Bubani. I bambini della zona, non conoscendolo, cominciarono a chiamarlo  "Bubano". Per anni questo fu il suo soprannome. In Romagna è normale chiamarsi per soprannome e come Bubano fu conosciuto, chiamato e stimato fino all'età di 22 anni. Nel 1970 Stefano entrò in Seminario con altri tre amici: Mimmo, Giona e Cecco. Il soprannome fu abbreviato per necessità di armonia in Bubi. E così fu per tutti.
Bubi è un modo di chiamare i cani. I bambini di Catania ridevano di questo, quando nel 1972 lo conobbero in occasione di una viaggio religioso-culturale insieme agli altri amici seminaristi. Chi non lo aveva conosciuto prima lo chiamò semplicemente così fino a identificarlo col suo cognome reale. Non poche mamme, per rispetto, iniziarono a chiamarlo "Don Bubi". C'è chi auspica una sua elezione al soglio di Pietro e la cosa sarebbe veramente buffa: il primo Papa della storia a chiamarsi "Bubi I". Pensate, se dovesse diventare santo, quanti bambini nei secoli futuri porterebbero "Bubi" come nome di battesimo!
L'origine del soprannome è veramente semplice, quasi banale; ma il personaggio è di tutto rispetto.


lunedì 25 aprile 2011

Perché questo blog (e questo titolo)

Mi è capitato in sorte - qualcuno direbbe per caso; ma io preferisco dire per grazia - di condividere la mia vita, fin dalla nostra comune giovinezza, con una persona conosciuta nel mondo intero. Questa amicizia ebbe inizio nel 1970 e  dura tuttora. Bubi dice che un incontro fatto è per sempre. Ciò significa che dal 1970 per tutta l'eternità saremo sempre amici. Bubi ha molti amici, dai bambini degli asili e delle scuole elementari e medie che frequenta a tutte le persone conosciute nei vari luoghi della sua attività e sono tantissime, ivi compresi personaggi notissimi e perfino un Papa, che la Chiesa proclamerà beato fra pochi giorni.
Io sono stato in qualche modo "adottato" da lui, la sua famiglia è diventata la mia famiglia, le sue amicizie sono le mie, fino a condividere la stessa casa. Adottato per pura gratuità. Gliene ho combinate tante in questo tempo e lui mi ha sempre riaccolto e ripreso.
Bubi è un prete, un sacerdote cattolico, il cui nome di battesimo è Stefano, don Stefano Vendemini.
Da tempo vagheggiavo di raccogliere le sue storie, quelle sue vicende cui ho preso parte o di cui sono a conoscenza, un po' come ha fatto Tommaso da Celano con San Francesco d'Assisi, una sorta di "Fioretti di Bubi". 
Sono convinto che è bene far conoscere le mirabilia Dei, i fatti notevoli e le opere, che il buon Dio mette in atto attraverso delle persone concrete, reali, per il bene di tutti.
Nella mia vita ho conosciuto personalmente dei santi proclamati, da Padre Pio a Giovanni Paolo II e altri sconosciuti. I santi sono fra noi. 
E' vero che la Chiesa riconosce sante le persone solo dopo la loro morte e dopo lunghe indagini; ma è altrettanto vero che molti santi camminano fra noi senza darlo a vedere. 
Vicino a Bubi sono stato e sono testimone di fatti umani notevoli nel bene, suoi e di persone vicino a lui.
Questo blog è solo una scusa per raccontare tutto quello che Dio opera sotto i miei occhi e che io riesco a vedere. Lui fa molto di più; ma piano piano, spero e prego che i miei occhi contemplino le Sue azioni momento per momento.
Questo blog contiene appunti, storici e attuali, memoria di fatti passati e cronaca di fatti recenti. Nessuna pretesa di completezza, solo il desiderio di fissare ciò che accade.
Il sottotitolo fa parte di un'osservazione all'apparenza banale e comica espressa dal buon Bubi in occasione di una predica a Gemmano, dove è stato parroco negli anni '90. La frase intera è: "Niente nasce come i funghi (intendeva esprimere che anche la vita cristiana necessita di un lavoro personale di adesione alla volontà di Dio)...solo i funghi nascono come i funghi".
La frase lapalissiana fa ridere e fece ridere, ma indica, al tempo stesso, l'amore alla verità che ha sempre contraddistinto Bubi.