giovedì 17 ottobre 2013

"La grazia di Dio va messa a frutto"

Oggi, Sabato 12 Ottobre, 521° anno dalla scoperta dell’America, Bubi si è alzato, come solito, alle 5,30. Un veloce caffè, le Lodi e le preghiere con i suoi amici di casa. Visita alla mamma malata da mesi e colazione a base di caffelatte e biscotti.

Ogni sabato mattina lo passa con i bambini delle Elementari, che lo aspettano per giocare a stramazza: un modo originale di insegnare Religione.

Nel pomeriggio alle 14,30 parte con il pullman, i bambini della Parrocchia e le catechiste per il ritiro di inizio anno catechistico al Santuario di Carbognano. Percorso a piedi recitando il Rosario, giochi, preghiera e colazione.

Alle 18 ritornano. Bubi è atteso da due questuanti abituali, una donna ed un uomo. Non li manda via a mani vuote e si prepara per la Messa prefestiva, non senza aver salutato molta gente e confessato un babbo con le sue due figlie.

Terminata la Messa, ne celebra un’altra di suffragio per un defunto di alcune famiglie, che non frequentano molto la Chiesa. Alla fine, una giovane donna lo ringrazia per la disponibilità e gli chiede di potersi confessare.

“Sono io che vi ringrazio: la grazia di Dio va messa a frutto”.

La confessa. Sono le 20,45. Corre via: una famiglia in necessità gli ha chiesto aiuto. Inforca la macchina e si precipita a Gemmano: sono quasi 26 chilometri.

“Dove trova la forza?” ha chiesto oggi pomeriggio un amico.

sabato 21 settembre 2013

Tutta grazia di Dio...

21 Settembre, Festa di San Matteo. Ormai è autunno. Primissimo pomeriggio, quando tutti i vecchietti riposano. Si presentano in parrocchia due uomini e due donne, particolarmente strani e chiedono del parroco. Non hanno appuntamento. Devono mettersi d'accordo per un battesimo. Orecchini e tatuaggi, commenti un po' sciocchini fra di loro. 
Bubi, avvisato, arriva: e non ricorda di aver dato appuntamenti oggi, perché ha un pomeriggio pieno di impegni, fra i quali un matrimonio di amici a Villa Verucchio. Sereno, ilare, di fronte a chi gli fa notare la stranezza di queste persone, che non conosce nemmeno, chissà se sono parrocchiani, commenta: "Tutta grazia di Dio" e li riceve cordialmente.

sabato 7 settembre 2013

"Voglio morire!"

La mamma di due carissime amiche sta morendo. All'Hospice c'è uno strano silenzio. Attorno al letto dove una vita si sta consumando le due ragazze ed un'altra amica vegliano. Accolgono Bubi con gioia e gli chiedono di pregare insieme. La fede fa vedere anche quello che non si vede. Bubi prega e benedice, poi si allontana. Lo aspettano in Parrocchia: c'è il battesimo di una bambina. Un amico lo guida per i corridoi: "Di qua, vieni"; ma Bubi si dirige altrove. "Di qua" lo richiama l'amico, ma Bubi non segue. Un grido lo ha colpito. Nel silenzio pieno di dolore qualcuno, un uomo, grida forte ripetutamente: "Voglio morire! Non è giusto! Voglio morire!" L'amico non ci aveva nemmeno prestato attenzione. Bubi entra discretamente nella camera da cui proviene il grido misto a pianto. Non sono parenti, non sono amici. Lui entra. Si avvicina, benedice e consola, aiuta. L'infermiera lo lascia stare, mentre fa la terapia. I parenti accolgono questa presenza inattesa. Ora l'uomo sussurra: "O Dio! O Dio! Aiuto". La moglie abbraccia l'uomo che piange mentre un amico, forse il fratello, dice:"Ci vorrebbe un crocifisso; Padre, porti un crocifisso!" Il tempo scorre, l'uomo che urlava si calma. Bubi esce in cerca del crocifisso. Lo stacca dalla parete della saletta col permesso della giovane infermiera. Lo appende sul letto, poi esce lasciando la sua benedizione.
Un bambino lo riconosce, lo dice alla mamma e lo invitano nella camera dove la nonna sta male. Serena lei, sereni loro:: "La nonna l'ha sempre detto: "Quando chiama, io vado. Eh, non posso mica dire di no!"
Tutto accade nell'Hospice, a Rimini, il giorno in cui il Papa ha invitato a pregare per la pace, la vigilia della Festa della Natività della Madonna.
Per Bubi nulla e nessuno è estraneo.

venerdì 16 agosto 2013

Pater orphanorum

Sera d'estate in collina. 
Cena fra amiche. 
Bubi ed altri amici preti invitati. 
Ci sono anche T. e la mamma. 
T. non parla, gioca in silenzio, stando ben attaccato alla gonna. Non concede confidenza. 
Qualche barzelletta, piccoli dialoghi e tutti a tavola. 
T. tace sempre. 
La cena volge al termine. T. "sguarda" Bubi, nascosto dietro la mamma. 
Bubi risponde allo sguardo e inizia il gioco: di qua e di là dalla mamma; poi le mani e piccoli gridi e le risate. Tutta la tavolata è coinvolta. 
Bubi lo provoca, T si ritrae. Bubi lo afferra, T scappa. 
La mamma è presa in mezzo. Prima si schermisce poi sorride. 
T. non è più muto, non si nasconde. Esprime la sua gioia davanti a tutti, si apre, non sta più in silenzio. 
Tutti godono del fatto. 
E' ora di tornare a casa. T. saluta sereno.
La mamma di T. è vedova. Porta ancora i segni di un grande dolore. 
E' a casa con queste amiche. 
Anche T. ha trovato un amico. 
"Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora" dice la Bibbia.

lunedì 11 marzo 2013

Il Papa prossimo venturo

Ultima Udienza Generale di Papa Benedetto XVI.
Le maestre della scuola elementare a Bellariva hanno invitato tutti i bambini a seguire la diretta in TV.
La Piazza San Pietro è strapiena. Le maestre hanno detto ai bambini: "C'è anche Bubi lì, fra tutta quella gente". Tutti stanno con gli occhi sgranati. Ad un certo punto un bambino si avvicina alla maestra Emanuela e le sussurra in un orecchio: "Maestra, e se fanno Papa Bubi?..."

sabato 2 marzo 2013

Anniversario di matrimonio

C'è un paesino, dall'altra parte della Repubblica di San Marino rispetto a Rimini, dove si mangia molto bene.
Due anziani di Gemmano hanno deciso di festeggiare lì 70 anni di matrimonio e di vita insieme attorniati dai figli, dai nipoti e da alcuni amici. Bubi, invitato, si presenta con un amico, che ha vissuto con lui per tanti anni in quel paese stupendo in cima al monte, che molti conoscono come "il balcone dell'Adriatico". Il paesino della festa è invece composto da  case incollate ad una collina.
Si attraversa San Marino passando da Montegiardino, la prima parrocchia affidata a Bubi. Strade incantevoli, posti godibili. Bubi si ferma a salutare una famiglia. E' in ritardo, ma ci tiene proprio. Saluti, grandi abbracci, mille meraviglie, inviti a pranzo; ma deve proseguire.
All'angolo della piazza un uomo, solo, appoggiato al muro. Sono tutti a pranzo. E' l'ora. 
"E' lui?" dice Bubi. Si ferma, lo saluta. Il giovane si avvicina, triste. Riconosce Bubi e si rianima. 
"Come va? Saluta tutti. Devo andare" Ma Bubi si ferma. L'uomo gli dice tutta a sua disperazione per l'abbandono della moglie. "Se la incontro la uccido". Parlano, si raccontano. Bubi lo richiama a Gesù, lo rincuora. "Ti vengo a trovare, vengo a mangiare da te". Il giovane si apre, va via contento, sereno. Saluta entusiasta.
Passa un po' di tempo e Bubi mantiene la promessa.

Jeanne e Bedo

Da qualche tempo è comparsa in parrocchia una ragazza nera nera. Silenziosa e attenta segue la Messa molto seriamente e al tempo stesso serenamente. Tutti ne sono stupiti. Un giorno, alla fine della Messa serale, Bubi le porge la mano e le chiede il nome. Jeanne viene dalla Costa d'Avorio, parla francese, studia italiano e va a scuola per conseguire il diploma di 3^ media. E' ospite della "Capanna di Betlemme", una delle tante case di accoglienza di don Oreste. Riservata, discreta e cordiale è stata invitata anche a cena a casa dalla Dodi. Ha un figlio in Africa, rimasto con la nonna. Lei è venuta in Italia per lavorare e guadagnare soldi con cui aprire una casa nel suo Paese per i bambini abbandonati. E' completamente affidata a Gesù.

Bedo è un vecchio amico del "Don", come lui chiama Bubi. E' il suo barbiere personale fin dai tempi in cui era parroco a Gemmano (1990-1999). Agli inizi Bedo aveva una bottega alla Villa, che è l'ultimo ghetto di case prima del paese ed ora è quasi più grande del capoluogo stesso, tutta attrezzata con poltrone, specchi, forbici, pettini, pennello, schiuma e con tante immagini di donne nude alle pareti.
"Il vecchio prete me le faceva togliere - gli raccontò una volta, quando ormai l'amicizia era solida - per me, Don, sono immagini artistiche; è arte".
"Va là, Bedo, non fare il furbo" - gli aveva risposto, ma le immagini restarono al loro posto. Bubi non è mai stato moralista e così, fra battute e discorsi seri, aveva conquistato Bedo, che non era e non è ancora un uomo cattivo o ribelle. Scappatelle, proiezioni di film "spinti" (era anche operatore di cinema), vita un po' sregolata non lo avevano allontanato dalla chiesa. Bubi lo aveva aiutato molto anche in famiglia, nelle normali difficoltà di rapporto con la moglie e di salute e si sono sempre voluti bene.
Ora che non ha più il negozio è diventato il barbiere "personale" di Bubi: decide lui quando è ora che il Don si tagli i capelli; capita in parrocchia, a volte telefona prima per accordarsi, e, fra un colloquio e un altro di Bubi, lo rimette a posto. Lo fa per amicizia, per scambiare due parole con Bubi, e lo fa per guadagnare qualche soldo. Dovunque vada Bubi lascia un buon ricordo e molta gente lo cerca e viene a trovare anche dopo anni. Bubi non si nega mai ad un rapporto.

lunedì 25 febbraio 2013

Barbara

Barbara è morta. Ha bevuto la varechina. Una bellissima donna giovane, un'amica, conosciuta da ragazza, quando era parroco a Gemmano. Bubi ha lasciato tutti gli impegni ed è corso a Morciano, nella chiesa dove dicono il Rosario ed oggi ci sarà la Messa. Moltissima gente, vecchi e nuovi paesani, amici, conoscenti. Il babbo arriva piangendo forte; Bubi gli va incontro abbracciandolo e confortandolo, poi siede davanti a lui, come gli è stato chiesto.
Una vecchia trattoria sulla strada verso Riccione. Entra da "Bafet". La padrona lo riconosce. Sono passati almeno 15 anni; è impossibile dimenticare gente che si stima. Parlano di tutto, della ragazza di Morciano, delle elezioni, della gente. L'ambiente è familiare. Un piatto di tagliatelle vicino al camino, un po' di prosciutto e un po' di vino. Sconto speciale per il prete ed un bicchierino omaggio. Si sta bene con persone così.
Bubi, come Gesù, non disdegna l'uomo, chiunque sia. 

sabato 23 febbraio 2013

Sinite parvulos...

Narrano i Vangeli che Gesù amasse molto la compagnia dei bambini e agli apostoli, che li consideravano importuni, dicesse: "Lasciate che i bambini vengano a me".
Le occasioni e le testimonianze più diverse per poter dire la stessa cosa di Bubi si sprecano. Non c'è bambino che avendo conosciuto Bubi, incontrandolo per strada o in qualsiasi altra occasione, non gli si pari davanti per salutarlo o per ricevere un abbraccio, una carezza e non li riceva con uguale affetto e con  dignità paterna.
E' commovente essere presenti in queste occasioni e guardare.
Bubi entra all'asilo; i bambini lasciano tutto e vanno da lui. Chi si ferma a piccola distanza chiamandolo ripetutamente come a dire "ci sono anch'io", chi lo abbraccia alle gambe, chi si lascia fare un complimento, chi soffiare il naso. Bubi ha imparato certamente nella sua famiglia: era il più grande ed erano in tanti: sa tenere in braccio i piccolissimi - sua mamma gli chiedeva un aiuto, col marito lontano... - la "tecnica" c'è; ma è il gesto a colpire: nessun imbarazzo, nessuna "legnosità", ricorda proprio l'atteggiamento di Gesù. Alter Christus anche in questo.

giovedì 21 febbraio 2013

Bubi entra in Seminario

A.D.1970 Tarda estate.
Due amici escono dal Seminario di Rimini dopo aver parlato con il Rettore don Aldo Amati. Seduto sugli scalini un ragazzo con la babussa (mento prominente) aspetta e pensa. Uno dei due, detto Giona, gli si avvicina e gli dice: "Sei Bubano? Anche noi entriamo in Seminario. Noi ci vediamo con don Giancarlo. Ti interessa?" Ruotato il busto di un quarto, lo sguardo rivolto all'insù verso chi lo interpella, Bubi risponde "Sì".
Comincia l'avventura. Quattro amici, Giona, Bubi, Mimmo e Cecco si ritrovano a studiare a casa di don Giancarlo e a stare con lui. Don Giancarlo viveva allora con sua mamma in un piccolo appartamento a piano terra: una stanza per la mamma, un saletta-studio e camera per lui, un piccolo bagno ed un angolo cottura sotto una scala; ma la vera casa per i quattro amici era il suo cuore e la sua amicizia, un vero palazzo per chi ha avuto la grazia di godere della sua compagnia. Misericordias Domini in aeternum cantabo... et mirabilia Eius.
In quegli anni il Vescovo di Rimini, Mons. Emilio Biancheri inviava a Roma i suoi seminaristi; ma per questi quattro amici fece un'eccezione: Bubi doveva restare vicino alla famiglia, gli altri tre erano anche studenti all'Università di Bologna in Scienze Politiche, Economia e Commercio e Medicina. Decise allora, ad experimentum, che frequentassero le lezioni al Seminario Regionale di Bologna e vivessero insieme in un appartamento in Via Mazzini, avendo come autorità il Rettore del Seminario di Rimini. Ogni settimana sarebbero tornati a Rimini per partecipare alle attività pastorali di quattro preti amici, che avevano in cura una nuova Parrocchia in zona Fiera: don Giancarlo, don Mario, don Domenico, don Enrico e avrebbero continuato a vivere insieme in una casa colonica di proprietà della Diocesi in zona Centro Studi - Colonnella.

In quel primo anno di Seminario la vita si svolgeva così: l'appartamento, ristrutturato, consisteva di tre camere, un bagno, una cucina e un ingresso. Non aveva ancora riscaldamento e Dio solo sa insieme a chi l'ha provato che cosa significhi l'inverno al freddo a Bologna; ma i quattro non se ne curavano molto: in due per camera, con sei coperte ciascuno sopra le lenzuola dormivano beati; nell'altra camera vegliava su di loro il Santissimo, in una specie di cappellina adornata solo dalla Sua presenza e dai quattro amici in silenzio.
Don Giancarlo si era raccomandato: "Fra voi non esistano ruoli". L'avevano preso tanto allegramente sul serio che a turno facevano anche da mangiare; qualcuno come Mimmo era bravo, qualcuno come Cecco ci provava inventando. Succedeva così che talora mangiassero bene, talora ripiegassero su cose alternative. Un quinto amico, affascinato dalla loro vita, aveva deciso di provare prima la leva militare ed era partito volontario nei paracadutisti. Entrerà in Seminario dopo il servizio militare, allora obbligatorio, e diventerà prete, conosciuto ai più come Doncla.
Ogni mattina, dopo la colazione, rigorosamente coperti da un eskimo verde, come usava fra i giovani del tempo partivano in "500" per il Seminario Regionale sul Colle di Barbiano, appena fori Bologna.
Avevano tutto in comune, presalario compreso e così affrontavano le varie spese. Il Rettore di Rimini aveva chiesto che fosse tenuto un registro per questo. Le spese erano tante e, per risparmiare, con la buona stagione pensarono bene di comperare quattro biciclette usate alla Montagnola, dove notoriamente si trovano, smarrite, rubate o ricostruite con pezzi provenienti da diversi cicli...e si prepararono ad affrontare la salita che portava alla scuola. Bastarono pochi giorni! Arrivavano sudati e trafelati, mentre la prima ora di lezione passava nel tentativo di recuperare le forze...Non so dove siano finite ora quelle biciclette; allora non uscirono più dalla cantina.

Attorno al tavolo della cucina, uno per lato, aperti i libri, studiavano teologia, filosofia, greco biblico, diritto canonico, ebraico... Due di loro provenivano dal Liceo Classico, due dall'Istituto Tecnico per Ragionieri e Geometri.
Bubi aveva chiuso i libri tre anni prima. Era il più volenteroso; ma dopo qualche ora accusava mal di testa. Chi capiva al volo, come Giona, aiutava gli altri. Chi aveva fantasia, ma non stava sul testo e chi arrancava in materie mai fatte seguivano a ruota. Il momento più bello di studio era quello con don Giancarlo: si affrontava l'ecclesiologia in Schlier, le lettere di San Paolo e si leggevano teologi come Von Balthasar. Don Giancarlo è sempre stato un maestro tenero e profondo.

Bubi era appassionato dell'ebraico, materia nuova per tutti loro e, anche al ritorno in treno, leggeva, ripeteva, con l'aiuto di carte, vocaboli ed espressioni nella lingua della Bibbia. Bubi ha sempre preso sul serio tutto quello che ha affrontato.

Gli esami del primo anno sono un'avventura per tutti. Le materie sono nuove e la preparazione di Bubi è quella di un bravo geometra. 

Qualche esame fila via liscio, qualche altro un po' meno, come quello di Filosofia moderna. Il geometri non filosofeggiano e dopo qualche domanda rabberciata arriva quella fatale. "Parlami di Wittgenstein. Come si chiama il suo sistema filosofico?" "Ah, sì - risponde Bubi, facendo una faccia strana - è quello dell'Empiriosincromatico". Il Prof. Carlin strabuzza gli occhi, non crede alle sue orecchie: "Empiriocriticismo vorrai dire..." Una risatina imbarazzata e l'esame è comunque passato.
Ma eccolo alle prese con il Diritto. Mons. Cocchi lo interroga: "Parlami del rapporto Chiesa - mondo nel Concilio Vaticano II" Bubi comincia a parlare della Chiesa. Fermato dopo qualche minuto, gli si ricorda di dover parlare del rapporto Chiesa-mondo. Bubi inizia a parlare del mondo. Mons Cocchi lo ferma ancora e lo invita a parlare del "rapporto" fra Chiesa e mondo secondo il Concilio e Bubi ricomincia a parlare della Chiesa. "Lo sai o non lo sai?" lo interrompe deciso il professore. "No" risponde onestamente Bubi. "Allora torna un'altra volta". Si rivolge poi all'amico Cecco lì presente: "Parlamene tu". "Torno anch'io la prossima volta". Buttati fuori entrambi. Ignoranti, ma amici!

Bubi a scuola

Bubi ha sempre frequentato volentieri la scuola con profitto e, allo stesso tempo, amava molto giocare soprattutto a calcio, passione che gli è rimasta e lo affascina tuttora da sessantenne. Da bambino e da ragazzino preferiva andare in giro nel pomeriggio e faceva i compiti la mattina presto, prima di andare a scuola. Racconta sempre che vedeva sua mamma uscire ancora col buio per andare a Messa in città ed era colpito dal suo volto quando ella rientrava. "Sicuramente questo ha inciso sulla mia vocazione" afferma spesso.
Da ragazzo frequenta l'Istituto Tecnico per Geometri ottenendo ogni anno la borsa di studio e si diploma nel 1967.
E' sempre stato molto affezionato ai compagni di scuola e cordialmente ricambiato.