mercoledì 7 dicembre 2016

Le donne della ginnastica...

Sera. 
Sto pulendo le acciughe salate per la cena mentre ascolto con piacere Madama Butterfly in prima assoluta mondiale dal Teatro alla Scala di Milano diretta dal M° Riccardo Chailly. 
E' un'opera che amo in modo particolare quand'ecco suona un campanello leggero. Non mi muovo. Voilà il secondo richiamo. Asciugo le mani e vado a rispondere.
Sono le donne che vengono a fare ginnastica nel teatrino della parrocchia. 
L'insegnante, che ha la chiave, arriverà in ritardo e non "possono" aspettare. Scendo le scale e vado ad aprire. Arriva anche Bubi, che, pur vicinissimo, non aveva sentito il suono. Da loro la chiave. 
Io commento infastidito considerando che è una fortuna l'esserci Dio al di sopra delle donne, mentre penso che se avessero la stessa passione e impazienza per amare Gesù sarebbe molto meglio.
Bubi mi dice: "Pensa se incontrassero Gesù" e, guardando verso l'alto, prega Gesù di farsi conoscere da quelle donne così sollecite del loro fisico e del loro benessere da affrontare anche una fredda serata nebbiosa di dicembre. 
"Tutta la vita è così" conclude avviandosi a celebrare la Messa Vespertina dell'Immacolata.
Ecco la differenza fra lamentela e domanda. 
Torno alle mie acciughe e alla mia musica un po' più consapevole.

sabato 19 novembre 2016

Catechismo, che gusto!

Ieri si è visto che cosa è il catechismo.
Per una strana circostanza ieri il vecchio catechista era da solo a fare catechismo con i bambini di quarta elementare, quelli  della Prima Comunione.
"Aiuto!" gli sobbalzò nel cuore un pensiero. 
Un gruppetto molto vivace, istintivo, chiassoso e dove ognuno è avvezzo a fare i comodi propri. Sarà che il sabato è l'ultimo giorno della settimana e rispetto alla scuola sono "in libera uscita", ma dopo mezz'ora i nostri amici erano ancora lì a urlare, a fare ciascuno quello che voleva, senza ascoltare e senza dare il minimo accenno di voler ascoltare. 
Dopo aver cercato inutilmente Bubi per un aiuto, il pover'uomo decide di uscire fuori e lasciare in aula i confusionari. La giornata relativamente calda lo permette. 
I "reduci" si radunano sotto la statua della Madonna posta fra due pioppi e ben circondata da un giardinetto fatto di ceppi tagliati e messi in tondo, nella speranza che la Madonna dall'alto li assista e gli permetta di dir due parole, meglio una. 
Nulla da fare: i perturbatori li seguono e continuano a fare i fatti loro disturbando.
Affidandosi a "colei che tutto può" il catechista inizia a raccontare il primo incontro di Gesù con Andrea e Giovanni, poi a distribuire un disegno da colorare e infine a fare alcune domandine del Catechismo di Pio X, nell'attesa che qualcosa accada o che finisca presto la "tortura".
Ed ecco che, all'improvviso, zitto zitto, sbuca da dietro le spalle Bubi e si mette ad ascoltare, interrogare, riprendere e consolare. Tutti corrono verso di lui e lo guardano e... qualche bambina si protende per abbracciarlo, un'altra cerca una sua carezza e attenzione, mentre anche chi giocava indifferente con un rullo per un attimo lo saluta e ritorna imperturbabile ai suoi affari. 
"Chi ci ha creato?" "Voglio la risposta esatta". 
"Per quale fine Dio ci ha creato?" "Ecco si vede che non hai studiato" 
"Ripetiamo insieme" "Cos'è il Paradiso?" "Dai dillo tu" 
"Io" 
"Io 
"No io" 
E dopo un crescendo incredibile di attenzione e di partecipazione...
"Adesso andiamo tutti a gioca..." 
"...re" 
"Ci sono già i ragazzi che ci aspetta..."
"...no" 
"Allora mettete via i quaderni e andia..." 
"...mo" 
Con dei sorrisi a trentadue denti, il catechismo fluisce nel gioco con tutti gli altri bambini. 
Tutti sono contenti dentro e fuori, perfino il vecchio catechista burbero e timoroso. Si commuove stupito e capisce...
Non c'è tecnica pedagogica, non c'è psicologia dell'infanzia. 
Bubi è certo e trasuda di gioia e di certezza.

domenica 8 maggio 2016

Le scarpe del babbo

Otto figli sono tanti e la casa è piccola.
Un figlio è morto, un incidente, una prova in più; ma la famiglia è cristiana.
Il Signor Guido è andato lontano, molto lontano, di là del mare, in una terra sconosciuta dove non parlano il dialetto e nemmeno l'italiano. Ha lavorato duro, molto duro.
E' davvero difficile mantenere tanti figli; anche se alcuni sono arrivati dopo sono sempre figli, accolti, amati, corretti, sgridati, tirati su con tanto impegno e tanto affetto.
La vita è stata sempre dura per il Signor Guido, fin da piccolo, in tempi grami; ma si è fatto onore, sempre, dovunque, con chiunque.
Mettere a letto i bambini, in una casa piccola, è davvero un'impresa; ma chi ha servito a tavola persone umili e grandi, chi ha ascoltato dal vivo la voce del tenore Di Stefano e ha lavato i piatti di illustri artisti di passaggio da Broadway o habitué dei teatri di New York, non si perde d'animo.
Due in sala, due in cucina, i più piccoli nella camera matrimoniale, due nella camerina con letti a castello o sui divani e la mattina sono tutti mischiati, con un bagnetto piccolo piccolo... e le scarpe fuori della porta, in ordine o sparse, le scarpe di tutti i giorni...

Bubi era il più grande - lo è sempre stato -  e notava subito, stupito, che le scarpe abbandonate la sera sporche o impolverate dopo i giochi e la scuola, erano lì, in fila ben pulite, lucidate.
Nessuno ha mai detto chi è stato, nessuno l'ha mai rivendicato.
Era chiaro a tutti, è sempre stato chiaro, senza che nessuno parlasse, che il Signor Guido, il babbo, che si alzava per primo, le aveva pulite, con lo stesso impegno e precisione di come lavorava.
L'uomo che aveva servito i Grandi, serviva i piccoli, i suoi piccoli. 
L'uomo che guidava la famiglia era lo stesso che si piegava a pulire quelle scarpine.

Bubi l'ha citato più volte, in tante prediche, pubblicamente, in ogni posto dove è stato sacerdote.
Dio fa così. Discretamente. Sommessamente. Ha cura di noi. Proprio così, come il Signor Guido.

Francesco fa la Cresima

Tempo di Cresima.
Il Vescovo di Rimini ha conferito la Cresima a 90 ragazzi del Villaggio 1° Maggio; in Duomo perché sono tanti.
Francesco è uno di loro. L'anno prossimo sarà in 1^ Media. 
Sta diventando grande. Alto, bello, vivace, ama il calcio. Gioca al calcio.
Dopo la Messa tutti gli amici si riuniscono a fare festa a S. Chiara. 
C'è ogni ben di Dio. Amici, gioia, festa in semplicità. 
Bubi non c'è. Un altro bambino gli ha chiesto di essere il suo padrino, in un'altra chiesa, fra altra gente.
Bubi è atteso e non si fa desiderare. 
Appena può, a piedi, s'incammina alla festa di Francesco. E' quasi buio e il tramonto è già avanzato; ma appena arriva nel cortile Francesco lo vede, lascia il gioco a calcio con gli amici, gli corre incontro, lo abbraccia nascondendo la sua testa sul petto di Bubi, abbandonato in questo gesto così umano.
Non s'interessa di nessun altro, non saluta nessuno e torna a giocare.
La festa continua, per Francesco snobba tutti, tutto preso dalle fragole al cioccolato fuso, dai confetti e dal gioco e dalla festa che è per lui. 
Fuori ormai è buio, i bambini non giocano più, seduti si parlano al modo dei bambini, ironizzando sulle parole. 
Bubi saluta, se ne sta andando. "Ciao, Francesco".
Francesco si alza dal muretto, ricambia il saluto urlando per farsi sentire "Ciao, Bubi!".
Francesco è considerato un birichino; ma ha ben chiaro dove guardare. 
Riconosce uno sguardo e lo ricambia.
Francesco è grande, ha ricevuto lo Spirito Santo.
Francesco è un birichino; ma conosce lo sguardo di Bubi e non si distrae.

domenica 21 febbraio 2016

Le figurine - La profezia di Padre Pio

In attesa che altri testimoni oculari aggiungano materiale di prima mano, continuo la mia opera di cronista, aggiungendo due episodi avvenuti in tempi lontani. Si tratta di cose riferite, raccolte direttamente dalla bocca chi ne fu coinvolto. Eventuali imprecisioni sono da riferirsi a queste caratteristtiche del racconto. "Relata refero" dicevano i Latini.

La figurine

La mamma di Bubi era una santa e con questo giudizio affronterei a viso aperto la Congregazione per le cause dei santi. 
Ci fu un periodo della sua lunga vita che rimase sola con i suoi bambini perché il marito era andato a lavorare in America. Questa lunga separazione durata complessivamente 5 anni la vide affrontare tutti i problemi di una famiglia giovane facendo forza su se stessa con l'aiuto di Dio.
Bubi aveva circa 9 anni ed era un bambino vivace. Era il primogenito, ma aveva già alcuni fratelli al seguito. A quel tempo la zona attorno allo stadio era terreno libero di caccia e di gioco: le strade e i marciapiedi erano di terra. Uno dei passatempi preferiti erano le figurine. In molti modi si riusciva ad incrementarne il numero vincendole con diversi giochi di abilità. Le piastre era uno di questi. Un pezzo di marmo, rimediato in qualche modo, era lanciato in modo da colpire o avvicinarsi il più possibile alla piastra che le copriva tutte, quelle messe insieme dai vari concorrenti.
Bubi quel giorno era particolarmente fortunato o abile. Vinceva di continuo, mentre sua mamma più volte lo richiamava a casa. Bubi faceva orecchie da mercante. Vinceva e voleva vincerne sempre di più. Passa il tempo ed il sole tramonta. In queste condizioni non si può più giocare. 
Raccolto il suo bel gruzzolo di figurine, si avviò a casa in silenzio. Arrivato sull'uscio si fermò, nascondendole dietro la schiena. 
"Dov'eri? Non hai sentito che ti chiamavo?" gli chiese la mamma
"No" rispose mentendo
"Perché stai così? Cos'hai dietro la schiena?"
"Niente"
Ma la mamma lo guardò "Le figurine! Ecco che cos'hai"
Tutto è chiaro. Colta da sconforto le prese e le gettò d'impeto nel gabinetto.
Bubi a quella vista si mise ad urlare e piangere. I fratellini più piccoli lo guardano in silenzio, mentre la mamma gli diceva di smetterla. Bubi, come un animale ferito a morte urlava si dibatteva strepitava più forte. La mamma lo invitava, lo supplicava di smettere: "Fermati. I vicini diranno che siamo matti". Ma lui non si d.ava per inteso.
Iniziò con due lacrime poi s'un subito sua mamma mi mise a piangere, lì vicino alla porta.
A quella vista Bubi si fermò, non pianse più, non disse niente e si nascose in camera.
Aveva fatto piangere sua mamma!
I piccolini guardavano e non capivano. Guardavano tutto in silenzio.
Nel chiuso della sua stanza Bubi, la testa piegata sul letto sentì piano piano i rumori dei piatti che apparecchiavano la tavola. Sua mamma, in silenzio stava mettendo la cena in tavola per tutti.
Chissà cosa stava facendo il babbo a quell'ora, lontano oltre il mare?!
"Dai, vieni a mangiare" lo chiamò sua mamma. 
A testa china uscì, si sedette chino davanti al suo piatto di brodo, attorno al tavolo di marmo con tutti i fratellini. Raccoglieva il brodo senza raschiare il fondo del piatto, per non fare rumore. Lo finì.
"Ne vuoi ancora?" gli chiese la donna
Accennò un assenso con la testa. 
Finì anche questo secondo piatto, poi, lentamente, guardò prima il bordo del piatto, poi quello del tavolo e su fino agli occhi di sua mamma fino a quando li incrociò.
Lei lo guardava. In silenzio.
Lui la guardò in silenzio. E fu certo del suo perdono.
La misericordia di Dio aveva lo stesso sguardo
La Misericordia di Dio ha lo sguardo di una donna.

La profezia di Padre Pio

Bubi aveva una zia devota a Padre Pio. 
Questa, dopo la guerra, era andata a confessarsi da Padre Pio e questi le aveva suggerito di restare a San Giovanni Rotondo, accogliendola come sua figlia spirituale. Visse così tutta la sua vita in quel bellissimo e poverissimo paesino delle Puglie, lavorando come domestica in una famiglia del posto.
Un giorno, con suo grande stupore, si sentì dire da Padre Pio: "Antonietta è così buona che il buon Dio ha deciso di darle un figlio sacerdote". 
Padre Pio non aveva mai conosciuto la mamma di Bubi.

Ad maiorem Dei gloriam

lunedì 15 febbraio 2016

Il rumeno ubriaco

E' domenica. 
Un auto si ferma all'entrata della chiesa. Un uomo scende per aprire la porta all'amico dottore che fatica a scendere.
Un uomo, visibilmente ubriaco, gli si avvicina e lo interpella con deferenza. Egli lo degna appena di uno sguardo e lo riconosce come un questuante: "Il parroco non sono io", poi prosegue nel suo daffare.
Il mendicante non è da solo. Sono in due e si mettono a infastidire chi entra chiedendo un aiuto, qualche soldo. 
Bubi si allontana e ritorna dopo poco con due sacchetti di cibo per loro.
La Messa inizia e, dopo le letture, Bubi comincia a predicare.
D'un tratto la porta dal fondo si apre e barcollando l'ubriaco avanza nel corridoio con una immagine della Madonna di maiolica in mano, sale gli scalini dell'altare e s'inginocchia appoggiando la tavoletta a terra.
Bubi continua a predicare e l'uomo parla, s'inginocchia, si prostra e bofonchia qualche parola.
Bubi invita tutti a considerare che anche l'ubriaco è un figlio di Dio.
Ad un certo punto l'uomo si alza e si dirige alla porta: voleva attenzione?
Dal fondo grida che sono stati i Romani, non lui ad uccidere Gesù.
Bubi gli chiede silenzio, poi lo invita a parlarne dopo.
L'uomo acconsente e tace.
Tutto prosegue. Si giunge alla Comunione. Per ultimo anche l'uomo si avvicina e si comunica.
E' la festa di San Biagio. 
Si va a baciare la reliquia dalle mani di Bubi. L'uomo lo affianca e propone al bacio anche l'immagine della Madonna. Bubi non si scompone.
Finisce la Messa e nel trambusto, l'uomo si avvicina a Bubi, lo interpella: "Ho bisogno, non ho lavoro. Aiutami" 
Bubi lo abbraccia e l'ubriaco ricambia dicendo commosso: "Vengo a trovarti. Devo parlarti".
Bubi è ancora vestito dei paramenti della Messa e l'uomo puzza di vino. Si abbracciano come fratelli.
Attorno c'è gente infastidita. I due insistono per un aiuto, alzano la voce, poi uno prende l'ubriaco che si stava agitando e, nella loro lingua, lo convince ad allontanarsi.
C'è chi si torna a casa in silenzio, chi è indifferente, chi li guarda con paura, imbarazzo o disprezzo.
Bubi ha riconosciuto Gesù presente nei due rumeni e, come san Francesco con il lebbroso, li ha abbracciati, figli di Dio come noi.