sabato 12 dicembre 2015

Incontri


Suonano alla porta. Un giovane uomo nordafricano cerca Bubi. Uno dei tanti che chiedono soldi. "Tornerà fra poco". Si allontana sorvegliato dalla finestra. Non si sa mai. Bubi torna, lo ascolta, gli da qualcosa,  gli parla, gli offre dei vestiti usati e una bella giacca a vento. Vive in una casa abbandonata, al freddo. "Domenica prossima, se vuoi c'è il Presepe Vivente". Cosa gli prende? Cosa può interessare il Presepe ad un musulmano? Il giovane non se lo fa ripetere. "Vengo". Se ne va contento e sorridente, non tanto per le cose ricevute. È stato accolto.
Un anziano si aggira per il cortile dopo il catechismo. "Cerco mio figlio" Un bambino di 8 anni... "Lei è il parroco?" "Piacere, don Stefano" "Piacere. Io non sono credente, ma rispetto tutte le religioni. Per questo mio figlio viene al catechismo" "Lei è un grande!" Col sorriso aperto si scambiano altre battute. Infine si salutano. "Possiamo darci del tu?" "Certamente!" E si lasciano da amici.

giovedì 12 novembre 2015

Una lezione di religione (Bubi)

Alcuni genitori mi hanno chiesto d mostrare loro cosa succede in una lezione di Bubi. Col suo tacito assenso mi sono permesso di riprenderne una. L'occasione è stata questa: avevo accompagnato Bubi a scuola e mi aveva lasciato la macchina per andare a Sant'Arcangelo; ma aveva preso la chiave con sé. Gli ho telefonato ed ho colto l'occasione per "infiltrarmi" a scuola. 
E' stato tutto molto commovente. 
Non sono un fotografo di scena, né un tecnico audio, tanto meno un regista o un operatore di ripresa. Un piccolo cellulare ha fatto quello che poteva. Perdonatemi.

mercoledì 11 novembre 2015

La podologa

Un amico obeso e trasandato, non si sa come ha rimediato un'infezione fungina alle unghie dei piedi.
L'ha sempre trascurata, un po' anche per vergogna. Tiene le calze per non farla vedere e d'estate spera che il sole gliela guarisca. 
Un altro amico però la nota e ne parla con Bubi, che lo spinge a farsi curare da una podologa.
Arriva il giorno...ma non si può andare dalla podologa con i piedi sporchi. L'amico orgoglioso non ha mai detto a nessuno che non riesce più a chinarsi per lavare i piedi; da mesi essi conoscono solo acqua per rinfrescarsi un po' e finalmente chiede a Bubi se può lavarglieli.
Detto fatto. 
Entrambi in bagno seduti, l'amico su una sedia, Bubi sul coperchio del water chiuso, i piedi inteneriti un po' nell'acqua calda del bidè...si accingono all'impresa. 
Lava e rilava con il sapone, sfrega e gratta, finalmente i piedi profumano e sono asciugati con gentilezza. 
Nessuna lamentela, nessuna recriminazione; solo il ricordo, da parte di Bubi, di quando Don Giancarlo, malato in Ospedale negli ultimi tempi, si lasciò fare da lui la doccia, consegnato, certo che Gesù non solo fosse presente, ma che passasse di lì, dal quel gesto, da quella necessità e disponibilità.

Poco dopo Bubi ha nelle mani il Corpo di Gesù. E' la festa di San Martino di Tours, patrono del Comune, mentre il Vangelo del giorno ripete: "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me».

domenica 8 novembre 2015

Un pianto...

A scuola. 
Ultima ora di lezione. 
Stanchezza, chiasso e confusione la fanno da padroni.
Bubi chiede attenzione; nessuno ha risposto al compito assegnato.
Si accorge all'improvviso che un ragazzino piange, in silenzio.
Ne chiede ragione e minaccia di non fare uscire nessuno al suono della campana se non gli si spiega il perché; poi si rivolge al ragazzino stesso: "Cosa c'è? Qualcuno ti ha fatto del male?".
"No - risponde con la testa aggiungendo - Non me la sento di parlare adesso".
La scuola è finita e tutti sciamano fuori.
Bubi vede il ragazzino: "Dove vai?" 
"A casa. Prendo l'autobus" 
"Ti accompagno io in macchina. Vieni!"
"Cosa è successo? - gli chiede in auto - perché piangevi?"
"Piango perché non ti ascoltano"...

Il pensiero corre subito alle lacrime di Gesù davanti a Gerusalemme. 
Stesso sguardo. Stessa tenerezza verso chi non si rende conto.

sabato 10 ottobre 2015

Il topolino

Stasera piove a dirotto a S. Ermete e tutti temono possa succedere che torrenti e fossi si riempiano e l'acqua fuoriesca ad allagare strade e campi. Chissà?!
Stasera alcuni amici con le loro famiglie fanno una mangiata. Usa in Romagna. Ci piace mangiare.
I bambini mangiano prima, poi giocano. Gli adulti possono così mangiare in pace, ridere, scherzare e godere della reciproca compagnia.
Entra Bubi nel teatrino adibito a sala da pranzo per l'occasione. I bambini sono tutti seduti. Uno si alza, lo abbraccia e appoggiando la testa sulla sua pancia gli chiede: "Mi fai un topolino?".

Gliel'ho visto fare diverse volte. 
In treno, nel corridoio, seduti su strapuntini venendo da Milano verso il Sud. Nello scompartimento di fronte due bambini, un maschio ed una femmina, giocherellano. Bubi li interpella, propone loro un topolino. Prende un fazzoletto pulito lo piega e lo ripiega come gli ha insegnato suo babbo Guido tanti anni fa, anche mio babbo lo sapeva fare, ed ecco un topolino prende vita. Corre sul braccio, salta incontro ai bambini. Vivo! ... bastano due dita a muoverlo... Strilli di gioia e di stupore.
La bambina perplessa prima poi contentissima, lo abbraccia al collo dicendo: "Tu sei il nostro papà".

In America, a Belleville, NJ...chi sa parlare americano?...due gemellini, ora ragazzi, ma allora piccoli, figli di Latinos che ci ospitano in casa, saltano di gioia al vedere il fazzoletto vivo, il topolino che salta di qua e di la e non sanno come. Conquistati! Senza una parola conosciuta.

Quanti fazzoletti ha trasformato in topolini e quanti regalati! Qualcuno li terrà cari, qualcuno li abbandonerà in un angolo, qualcuno resterà come ricordo, qualcuno come reliquia.

Ad ogni bambino il suo topolino.

mercoledì 5 agosto 2015

Il bar del ghetto

E' sera. 
Per tutto il giorno la notizia si è diffusa e molte persone sono venute per partecipare al dolore della famiglia e farsi domande, per ricordare, confortarsi a vicenda, in silenzio, abbracciandosi, in piedi, guardando e pensando.
Tante gente si è radunata davanti al bar chiuso, nel cortiletto, fra i tavoli.
Bubi partecipa a suo modo. E' li con la sua gente. Sta. Non dice, non parla, non predica, come pure gli è tanto familiare per il suo "lavoro".
Operai, uomini rudi, donne lavoratrici, ognuno a suo modo. 
Alcuni cartelli ricordano Mario, un lenzuolo dipinto e scritto come si usa negli stadi di calcio "Nessuno muore sulla terra finché resta nel cuore di chi resta". Bubi sta lì.
Una ragazza si avvicina a lui:" Don, non ci fai dire una preghiera?" 
"Mah se volete..." risponde.
In silenzio la ragazza fa un giro fra tutti. 
All'improvviso tutti si fermano, si alzano in piedi e si voltano verso di lui.  
Bubi dice due parole e fa dire tre Ave Maria.
Bestemmiatori, comunisti, gente che non entra mai in una chiesa, risponde insieme, ciascuno coma sa.
Qualcuno chiede a tu per tu: "Don, io non sono sposato, ho una compagna, posso battezzare i miei figli? 
Uomini e donne e un uomo di Dio fra di loro, come una fiaccola che accompagna nel cammino di tutti e di ciascuno.
Che cosa è per Bubi anche la morte "brutta" di un amico? 
Cosa può fare Dio anche di questo avvenimento?.

martedì 4 agosto 2015

Il nostro amico Mario

Il nostro amico Mario se n'è andato. Stamattina. Da solo. Ha deciso che non ce la faceva più ad affrontare tutti i problemi che aveva, di famiglia, di salute, di lavoro. Mario era il barista di questo piccolo ghetto di case in campagna, dove Bubi adesso è parroco.

Il cartello sul bar porta ancora la scritta "Oggi 3 Agosto il bar resterà chiuso". Solo che oggi è il 4. Come mai? Bubi, come al solito, viene a fare colazione qui. Che strano! Due carabinieri in motocicletta. Forse sono di pattuglia e si avvia verso un altro bar.

Bubi torna in parrocchia e parte verso la città. Si ferma presso una famiglia e una ragazza gli dice: "Sai, Mario..." Salta tutto il programma. Mario era un amico. Sono le 8 di mattina. Fino alle 13 Bubi non tornerà a casa.
Il dolore è di tutti. A gruppi, da solo, chi conosceva Mario si ferma in silenzio nel cortiletto del suo bar  o sulla strada. Il Maresciallo comincia a indagare, a fare domande, discretamente, gentilmente. I Carabinieri ora sono molti di più, I Pompieri, l'ambulanza, la dottoressa... 
Nessuno può entrare nella cucinetta dietro il bar, nemmeno Bubi. La compagna di Mario risponde al Maresciallo, confortata dalle amiche. "Non è posto per i bambini" dice un carabiniere ad una signora. Amici affranti siedono in silenzio o aspettano in piedi che giungano i parenti, il fratello, la madre. 

Escono i Pompieri che l'hanno deposto a terra. Arriva il Magistrato, entra, stila il suo documento, dispone che Mario possa essere portato dove di dovere. 
I parenti adesso possono entrare nel piccolo locale dove Mario ha finito i suoi giorni. 
Un carabiniere gentile accompagna anche Bubi e chiede ai parenti se il parroco può benedire Mario. "Si, lui si - risponde la compagna - perché gli voleva bene". 

Nel silenzio di questa piccola "cappella" tutti recitano le preghiere ed anche il militare si unisce. Mario è coperto da un lenzuolo; solo una mano bianca ed i piedi violacei ne escono. Bubi benedice, certo e sereno nel dolore, poi si china e segna una piccola croce sulla fronte ed una carezza sui piedi. Il fratello di Mario scopre il volto e lo bacia. Bubi può rivedere l'amico.
Due giorni fa Mario lo aveva congedato: "Ciao, Don; vi saluto, ragazzi".
La gente sempre solidale si fa attorno alla madre e ai parenti. Bubi è lì, discreto, in silenzio. Recita il Rosario. E' la sua gente. E' il suo amico.
Incontri e cene coi ragazzi programmati saltano. Il dolore è di tutti.