martedì 11 ottobre 2011

Gianluigi

Gemmano è un piccolo paese a 400 m sul livello del mare al confine con le Marche. Bubi ne fu parroco dal 1990 al 1999. Qui vive un giovane uomo di nome Gianluigi. Non sa leggere e non sa scrivere, non sa nemmeno lavorare: è un uomo "semplice". Gianluigi prega tutto il giorno e invita famigliari e vicini a pregare. Prega con il Rosario. A Natale e Pasqua e alcune volte durante l'anno telefona a Bubi per salutarlo, per dirgli che lo pensa sempre e che prega per lui. Lo sostiene nella sua vocazione. Tanti anni fa, era la notte del Giovedì Santo, Bubi mi chiese di far parte del gruppetto degli apostoli per la lavanda dei piedi come vuole la liturgia di quel giorno. Io gli risposi di no. Gianluigi era allora un ragazzetto. Bubi lo chiese a lui e Gianluigi, per umiltà, rispose di no. Bubi insistette discretamente e Gianluigi disse il suo sì con una semplicità e degli occhi, che ancora ricordo.
Gianluigi aveva un desiderio: vedere il suo Angelo Custode. Lo vide un giorno mentre tornava in sagrestia dalla chiesa dove era andato a pregare. Testimone fu Carolina, la maestra in pensione, che cercava di insegnare qualcosa, almeno la firma, a Gianluigi.

giovedì 6 ottobre 2011

La famiglia di Bubi

I genitori di Bubi si chiamano Guido e Antonietta Bubani.
La mamma è ancora viva ed è una saggia signora più che ottantenne; il babbo è morto anni fa per n tumore ai polmoni. Era un uomo forte, grande, buono e discreto, onesto e severo al tempo stesso. Grande lavoratore, era stato autista del Conte Manzoni a San Marino. Aveva conosciuto la sua moglie durante la guerra, quando lei, riminese sfollata, si era rifugiata nell'antica accogliente Repubblica. E' un onore per i sammarinesi aver dato rifugio ai riminesi e alle popolazioni circostanti gravate dai bombardamenti e dal passaggio del fronte, dei tedeschi in ritirata e degli alleati che li incalzavano. Dopo il matrimonio avevano posto la residenza della famiglia alla Dogana, dove nacque Bubi. La famiglia si iingrandiva, le risorse erano poche e Guido accettò di seguire un suo amico negli Stati Uniti dove si poteva trovare lavoro e lì passo diversi anni come lavapiatti, cameriere e integrando il salario con un lavoro di imbianchino la notte. Molto opportunamente decisero di trasferire la famiglia a Rimini, dove Antonietta poteva contare sull'aiuto dei suoi genitori. La nascita del terzo figlio fu annunciata a Guido con un marconigramma sulla nave che lo conduceva in America. Tanti sacrifici portarono un qualche beneficio alla famiglia, che potè permettersi di acquistare una casa, dove tuttora vive Antonietta, punto di riferimento per tutti i figli. Guido tornò in Italia e trovò lavoro a San Marino come ispettore del lavoro, diligente e onesto. Una volta, in occasione della Pasqua, gli fu regalato da un imprenditore un uovo di cioccolato per i suoi figli. Nel biglietto d'accompagnamento trovò anche dei soldi. Prese subito l'uovo e la busta con i soldi e li riportò al donatore, che si schermì dichiarando di voler venire incontro alle difficoltà della famiglia. Dignitosamente e fermamente il babbo di Bubi gli riconsegnò il tutto, diffidandolo a non ripetere il gesto mai più. Era un uomo veramente giusto, amante della famiglia e molto cordiale.
I fratelli di Bubi sono otto, ma due di essi morirono in accidenti fortuiti, l'ultimo il giorno stesso del compleanno di Antonietta.
Il giorno in cui Bubi espresse a suo padre la volontà di farsi prete, consapevole delle difficoltà in cui avrebbe messo la famiglia, che contava sul suo lavoro di geometra governativo, ne ebbe in risposta una domanda: "Non è possibile essere cristiani anche se si mette su famiglia?". Bubi rispose: "Certamente; ma a me non basta". Suo padre chinò la testa, accettando la decisione del figlio. Un particolare fa comprendere un po' la statura umana di quest'uomo. Il giorno in cui Bubi fu consacrato sacerdote si fece festa in un ristorante. In quell'occasione mi capitò di ascoltare Guido rivolgersi al figlio chiamandolo "don Stefano" e dandogli del "Lei". Bubi lo richiamò dicendo: "Ma babbo!" Solo allora Guido continuò a interpellare Bubi come aveva fatto sempre con il "tu".
La mamma di Bubi era diplomata e lavorava in Comune a Rimini.
Per amore del marito e della famiglia si licenziò e si "chiuse" in casa. Non c'è mai stata nessuna chiusura in lei, donna aperta, decisa, rispettosa, cordiale, accogliente. Ha allevato i suoi figli con una tenacia incredibile, in una casa piccola, povera, con una dignità e costanza a tutta prova. Padre Pio disse di lei, con una sua parente che viveva a san Giovanni Rotondo, che era stata tanto brava da meritare da parte di Dio un figlio sacerdote. Padre Pio sapeva quel che diceva. L'ordine e la pace che regna tuttora in quella casa e in quella famiglia, diventata vasta, con l'arrivo di generi e nuore e nipoti è di un'evidenza lampante e racconta della benedizione di Dio su di loro.