mercoledì 20 dicembre 2017

Ritorno a Lampedusa

Che cosa porta un pescatore di Lampedusa a lasciare la sua isola in mezzo al mare, quel mare bello profondo africano, per venire in terraferma, in un mare basso, al Nord, a lasciare il caldo per il freddo, a quasi mille chilometri di distanza e una volta e mezzo di più se percorsi via terra?
Forse spera di trovare pesce, mercato, di mettere su casa e farsi una vita.
Chissà cosa si muove nel cuore di un uomo?
Fra gente straniera, che magari non lo accetta e lo sente estraneo?
Gianluca è un uomo bello, giovane, coraggioso, tenace, deciso e lavoratore, molto stimato fra i suoi compagni di lavoro.
Gianluca ama; la sua donna lo stima e lo ricambia.
Perché tutto questo deve finire? Perché un giovane deve morire?

Bubi è un prete di campagna. e un prete di città.
Un amico gli parla di Gianluca. 
Un ragazzo sta male. Il cancro non perdona. La paura si fa avanti. 
I medici tentano, si danno da fare; ma chiunque di noi è solo davanti al male.
Due viaggi di prima mattina lontani. 
Due visite a chi è solo e trema davanti al passo che aspetta tutti.
Il passo è nostro, ma qualcuno ci può stare vicino.

Chissà perché Dio va a prendere i suoi figli anche sulla riva del mare. 
Una vita lontani e Lui aspetta, non teme, non trema. 
Sicuro e certo, ci aspetta, anche sulla linea sottile che separa la terra dal mare, dove l'acqua avanza e si ritira con ritmo eterno.
Bubi va di corsa. Lascia tutto e inforca l'auto.
Manca il respiro; queste crisi, non fanno presagire nulla di buono. 
E' notte, ma va. L'ospedale è lontano, ma non esita.
Gli fa compagnia, lo benedice e lo consola.
Gianluca tornerà a Lampedusa. 
"Domani torno a trovarti, coraggio!"

L'alba del giorno dopo li vede ancora una volta, sul tavolo freddo, coperto da un lenzuolo, che la gentile concessione degli addetti gli ha mostrato, quando tutto è chiuso e non può entrare nessuno.
Un prete sì. Un prete può.

Un filo di barba e due baffetti incorniciano un volto sorridente e sereno.
Gianluca è tornato, in pace con tutti.
Nella chiesa del cimitero la sua gente, i suoi pescatori, gli fanno corona.
Dolore e certezza. 
Fuori nevica, la prima timida neve imbianca la spiaggia.
Le onde lambiscono quella sottile striscia di terra dove Gianluca è stato atteso e accolto per sempre.

Com'è prezioso un prete!

mercoledì 15 novembre 2017

L'olandese Johannes

Fresco fresco questo "fioretto" di Bubi porta la data di un giorno freddo, piovoso col mare in burrasca e le onde schiumeggianti.
Fine delle lezioni. Due ragazzi e tre ragazze, un professore e Bubi si preparano per partire verso S. Agata Feltria. Li aspettano altri professori ed i ragazzi delle terze medie, per qualche giorno di convivenza.
Mentre tutti cercano qualcosa da mangiare al bar, Bubi aspetta nella hall della scuola. Saluti, battute e domande con ragazzini e amici. 
Invita una professoressa ormai in pensione ad una cena per sostenere studenti bisognosi.

Sbuca, non si sa bene come e da dove, un allampanato sorridente pizzuto altissimo ragazzo con un basco a visiera in testa e chiede qualcosa in inglese. 
Tutti, professoressa amica compresa, capiscono che cerca soldi. 
Solo Bubi non capisce. 
Tutti, c'è chi finge di non capire, c'è chi ha capito e pensa in cuor suo "l'ennesimo truffatore"... 
Bubi chiama la prof d'inglese che sta avviandosi verso casa e la prega di parlare col ragazzo.
"La sua carta di credito non funziona, non ha soldi nemmeno per mangiare...e chiede 5 euro. Domani li porterà, se ce la farà, non sa..."
Bubi prende i soldi e glieli da. 
"Come ti chiami? Were are you from?" 
"Johannes" e snocciola un cognome incomprensibile. 
"Johannes, Holland".
"Bubi. Piacere. Ciao Johannes" e si salutano stringendosi la mano...

"Ti restituirà i soldi all'entrata del Paradiso" gli dice un amico.
"...ma il mio fiore all'occhiello è quello di Napoli..." risponde.

Molti anni fa, diciamo quando ancora Bubi era un semplice seminarista, fuori di casa sua, vicino allo Stadio di Rimini, un ragazzo lo interpellò dicendo: "Mi presti la bicicletta?"
"Dove devi andare?"
"A Napoli"
"Me la riporti?"
"Sicuro"
Basta. L'ha promesso.
Gliela diede. 

Una bella Bianchi sport di proprietà dell'amico Stefano, ora prete anche lui, dal 1976. Furono gli ultimi preti ordinati dal santo vescovo Mons. Biancheri. 
Fra i quattro amici seminaristi tutto era in comune.

Sicuramente all'entrata del Paradiso la ritroverà. Ogni promessa è debito.

Scemo? Ingenuo? Citrullo? 
O un santo lieto?

mercoledì 6 settembre 2017

Omelia per Mimmo

Il testo che segue è l'omelia pronunciata da Bubi durante la Messa per le esequie di Mimmo (Dr. Guglielmo Zanotti), un carissimo amico, molto conosciuto a Rimini. 


Omelia 5/9/2017
Per il funerale di Mimmo Zanotti

Oggi è la festa liturgica di Madre Teresa.

Carissimi, sono qui con voi, con i confratelli sacerdoti, nell’abbraccio a Simone, Lucia, Francesca, Andrea, ai loro figli Pietro, Davide, Giuditta Rebecca, Martina, Iacopo, Mario, alle sorelle di Mimmo Renata, Mariangela, Giannina, al fratello Bruno, con i rispettivi mariti, moglie e tutti gli altri parenti e tutti, per celebrare la S. Messa e dare l’addio a Mimmo nella certezza di riabbracciarlo un giorno con tutti coloro che ci hanno preceduto in Paradiso.

Quanti siamo, quanti amici! Già la vostra presenza parla di Mimmo; siamo tutti segnati dal rapporto con lui.

Mimmo nella sua vita è stato un vulcano di umanità inarrestabile, incontenibile, inarrivabile, pieno di vita, come dice la Lucia. Da giovane, un giovane magari come tutti gli altri, ma giovane-giovane: gli piaceva suonare, cantare, era nella banda di Santarcangelo, andava in bicicletta…a Parigi in tre senza un soldo, all’avventura (come a dire che la realtà ti è amica, non è contro di te), la scoperta, la conquista. Mario, suo nipote di 10 anni, il Natale scorso ha scritto per il nonno Mimmo una lettera di auguri e gli confidava che la cosa che lo aveva colpito di più di suo nonno era stato il viaggio in bicicletta fino a Parigi, 1200 km all’andata e 1200 al ritorno. Che forte!

Ha studiato, è diventato medico (puntava in alto, non si accontentava)
Era una fattore di amicizia, di aiuto, una marea di amici.
Certo. È stato educato a questa umanità dalla sua famiglia cristiana, il padre con una piccola impresa, la madre, Martina, infermiera, le sorelle e il fratello; è cresciuto nell’esperienza cristiana dei Boy Scout con Mons. Sergio Matteini.
La Lella si è innamorata di un ragazzo così e lui, con la sua simpatia e la sua tenacia l’ha conquistata…anche lei un bel tipo. Si sono sposati nella chiesa di S. Chiara nel 1962 e sono nate Paola, Carla e Simone
Mimmo è approdato all’Ospedale di Rimini, era anestesista e Lella insegnava matematica. Una famiglia felice. Una sua amica disse che non aveva mai creduto al paradiso terrestre fino a quando non aveva conosciuto la sua famiglia. Si erano stabiliti a Rimini e abitavano in Via Dei Cavalieri.
Che bellezza!

Io non li conoscevo e sono entrati nella mia vita grazie a don Giancarlo e al fatto drammatico della morte in pochi minuti di Paola e Carla; ce la ricordiamo quella domenica pomeriggio del 27 giugno 1972. Mi ricordo la breve predica di don Giancarlo al funerale: “Dovevate vedere come erano belle Paola e Carla. Amen Amen.” Non si muove foglia che Dio non voglia.
Che mistero il disegno del Signore. Come dice la prima lettura: “In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto” (Sapienza 3, 5-6)
Schiantati, stesi con un bisogno di fiato, non appena questo, ma cos’è l’eternità, un bisogno incolmabile, struggente. Le amiche dicevano alla Lella: “Lella, hai quell’altro” e lei:” Chi mi garantisce che domani ci sia ancora?”
Che dolore!
Anche noi seminaristi eravamo lì, ci siamo stretti nel loro dolore.


In situazione come questa o bestemmi o gridi.
“Non avevo più niente – diceva la Lella – è allora che ho dovuto chiedere, gridare, cercare di capire ora dopo ora”.
La risposta è arrivata dal carisma del Movimento. Una mattina, in una telefonata, Giussani le disse: “Ricordati che appena metti i piedi giù dal letto, c’è uno che ama tutti i tuoi figli più di quanto riuscirai ad immaginare”.
Che dolore, ma che grandezza!

Come Lazzaro: Cristo che resuscita, la sua presenza che si fa compagnia. “Non temere. Io resuscito le tue creature, resuscito te e tuo marito. Coraggio, io ho vinto il male e la morte”.
Un respiro nuovo, nel nesso con la Sua presenza. Non magicamente, ma realmente la Lella ha cominciato ad alzarsi dal divano, un respiro nuovo, una speranza nuova, un flusso di vita nuova che rifiorisce, che investe la loro vita e tanti amici.
La nascita della Lucia, l’ospitalità della loro casa. Mimmo, grande Mimmo, ha accettato che la loro casa diventasse un porto di mare, non solo…al piano terra aveva previsto l’ambulatorio e in quelle stanze ha ospitato la mamma Maddalena e don Giancarlo…e quel campanello che suonava, in barba alla privacy, e suonava e un sacco di amici, gli amici del Destino.
C’ero anch’io, in quel tempo ero a Gemmano e durante una conversazione al bar, eravamo in tanti quella sera, mi chiesero: “Ma Don, cos’è per Lei il senso della vita?” “So dove andare a suonare il campanello!”

La Lella prese in mano le scuole della Karis e la sua casa invasa da incontri, le maestre, i colleghi, chi voleva parlare… tutto il giorno così e Mimmo…quando c’era bisogno.
Vi confido un fatto personale, il 13 giugno 1984, compleanno di Mimmo e di mia mamma, io ero parroco a Montegiardino. Quella notte mi svegliò una telefonata di mio fratello Massimo; mi disse che mio fratello Luigi di 24 anni, tornando dal lavoro, aveva avuto un gravissimo incidente. Erano le 2,30 di notte. Io ho chiamato Mimmo e l’’ho svegliato e velocemente sono andato al Pronto Soccorso. Mimmo era già lì e mi confortava vicino al mio fratello esanime.

Noi si andava da Mimmo. “Sei andato da Mimmo?” e lui era sempre disponibile di qua di là, di su di giù…il medico del Meeting, Mimmo ai campeggi con i bambini, quando si facevano male all’asilo; ma in particolare con gli handicappati, i bisognosi, le personalità… Per dire, quando nel 1982 il Papa venne a Rimini e al Meeting lo accompagnava come medico ecc. ecc., accompagnava Vittorio Tadei per il mondo a inaugurare opere di beneficenza, in Iraq a operare i feriti della Prima Guerra del Golfo, medico della Rimini Calcio e non solo, i grandi amici Dino Cappelli, Bagnoli, Sacchi e tantissimi altri, sono qui fra noi anche Santarini e Ricchiuti.
E i figli che crescevano, diventavano grandi. Don Giancarlo diceva “Mimmo e la Lella hanno tirato su dei figli liberi.

Poi il tempo ultimo della malattia, amorevolmente accudito dalla sua famiglia e da Jessy.
Il Signore l’ha purificato sino in fondo, lo ha preparato per il traguardo finale.
Ora Mimmo è con sua moglie e le sue figlie e ci viene incontro come se volesse continuare a curarci.
“Vuoi stare bene? Vuoi davvero stare bene? Da subito? Te lo dico io, c’è il medico celeste, c’è Gesù, il Risorto, colui che ha detto a Lazzaro: ‘Vieni fuori’, Colui che ha salvato me, la mia Lella, le mie bambine e anche te già da questa vita. Lui risponde da Dio a tutta l’attesa del vostro cuore, è un desiderio infinito di bellezza e felicità intera, eternamente, con una promessa così: ‘Io ti do il centuplo quaggiù e la vita eterna’. State attaccati a Gesù, ai suoi amici e ai miei. Ciao”


mercoledì 26 luglio 2017

Quiz - Un rattoppo stradale

Questa mattina Bubi ed un amico sono andati a casa di una loro amica.
Scesi dall'auto l'amico ha fatto notare a Bubi che stavano mettendo l'asfalto nuovo su alcuni rattoppi esistenti, dovuti a lavori di fognature. 
"Mettere asfalto su un rattoppo non serve a nulla invece di asfaltare completamente la strada: è come mettere una pezza su un'altra pezza"
Bubi guarda e si rivolge cordialmente agli operai: "Buon lavoro!"
"Grazie" rispondono all'unisono sorridendo.

Chi ha guardato meglio?

sabato 8 luglio 2017

Un bambino val bene una Messa

Qui non sono raccolte fantasie, ma fatti veri, a mo' di "fioretti", come quelli famosissimi di San Francesco. Premessa necessaria al racconto di un avvenimento degno dell'apertura di una causa di beatificazione, ancorché sia prerogativa del Vescovo riconoscerlo come tale.
La cosa riguarda Bubi "di sbieco", non essendo lui il protagonista, ma essendo stato chiamato a farne parte in un certo modo.

Una ragazza, amica di un prete morto appena un anno fa, diventata grande, si era unita in convivenza con un giovane. I due, per quanto desiderassero ardentemente avere figli, non erano mai riusciti ad averne. Dopo nove anni, consigliati dal prete amico di sposarsi in chiesa, avevano accettato di farlo. Il sacerdote, già malato di tumore, li aveva sposati poco prima di morire. 
La ragazza, per gratitudine e famigliarità, andava ogni domenica al cimitero a pregare sulla tomba di lui e gli chiedeva la grazia di poter finalmente avere un bambino. 

Il bambino è nato. 
Il giorno di San Giuseppe.
Il nome del sacerdote amico? Don Giuseppe Maioli

Bubi lo battezzerà il 3 settembre.

martedì 30 maggio 2017

Pronto?! Ho bisogno di un sacerdote

"Pronto. C'è un sacerdote? Ho bisogno di un sacerdote"
"No, Signora, non c'è. Ha molto impegni, due parrocchie, la scuola, i ragazzi, le famiglie"
"Lei è un sacerdote?"
"No, non sono un sacerdote".
"Quando torna? Quando posso trovarlo?"
"Sinceramente, Signora, non glielo so dire. Magari se lo chiama poco prima della Messa, verso le 19".
"Grazie. Riproverò"

Ore 20,30

"Pronto, E' arrivato il sacerdote?"
"E' andato via pochi minuti fa. Un incontro con altri sacerdoti... Le avevo detto di chiamare prima delle 19."
"Lei è un sacerdote?"
"Non lo sono, Signora"
"Ho bisogno di un sacerdote"
"Appena torna glielo dico. Lei abita qui a S. Ermete?"
"No, sono di Cattolica. Ho bisogno di un sacerdote. Lei non è un sacerdote?"
"Ma a Cattolica ci sono tanti sacerdoti. Questa parrocchia è lontana"
"Uhm. Mi hanno dato questo numero. Provo a richiamarlo ancora"
"Aspetti, Signora, Le do il suo cellulare. Magari può parlare direttamente con il parroco; ma abbia pazienza, ha molto da fare."

Preso nota del cellulare, la signora gentilmente ringrazia, mentre il ragazzo che abita nella casa-famiglia con il parroco comincia a pensare ad una signora con qualche problema psichico o senile.

Ore 11 del giorno successivo.

Il ragazzo riceve una telefonata da Bubi stesso.
"Oggi non possiamo mangiare insieme e non posso venire a casa con te. Finita la scuola mangio qualcosa dalla cuoca e vado a Cattolica. 
Devo confessare una signora".

S. Ermete - Cattolica sono quasi 30 Km; il doppio per andare e tornare.

Non si può proprio dire che Bubi sia un prete a cottimo o un "dipendente pubblico"...



lunedì 15 maggio 2017

Piove o non piove?

La pioggia è bella, la pioggia irriga i campi; ma quando c'è una gita con le famiglie o un ritiro con i bambini?
San Giuseppe, tutti sanno, è patrono della Chiesa intera; ma si presta anche a servizi umili, utili ai cristiani e, quando ci sono di mezzo bambini e giovani, è un padre premurosissimo.
Tutti sanno che i bambini bagnati facilmente si ammalano e le mamme si "disperano" un pochino; così in una scuola che tutti conoscono, prima di una gita o di un'uscita didattica, si recita una preghiera semplice: "San Giuseppe, Sposo di Maria, prendi le nuvole e portale via" e puntualmente accade che non piova.
A memoria d'uomo non si sa se questa preghiera sia stata insegnata loro da Bubi; ma una cosa è certa: Bubi prega sempre San Giuseppe di evitare la pioggia quando si va in gita, con un Gloria detto con fede e semplicità. 
San Giuseppe non si è mai tirato indietro.

Questa volta, però, la richiesta coinvolge l'Africa e una personalità importante in visita ad una Clinica frutto di cooperazione fra amici italiani e nigeriani.
L'On. Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati è in visita all'Associazione Loving Gaze (Sguardo amorevole) di Lagos. Le nostre amiche Alda e barbara sono là da tanti anni per amore di Gesù. 
Il momento è importante. 
La festa è stata preparata di tutto punto e l'accoglienza è stata ben curata.
Il tempo minaccia pioggia ed ecco sta piovendo. 
L'Alda chiama l'amica Cristina. 
"Prega, mi raccomando."
"Per questo, Bubi fa pregare san Giuseppe" si sente rispondere dalla Cristina.
Manca poco all'arrivo dell'illustre ospite.
Una telefonata. E' l'Alda.
"Abbiamo pregato. Ha smesso subito di piovere!".
Non si sa se San Giuseppe abbia voluto onorare Bubi o cedere benignamente alle richieste dei nostri amici africani.
Sta di fatto che qui potete vedere la festa che ne è seguita: 





Un battesimo

La domenica pomeriggio non c'è la Messa; ma spesso capita che ci sia qualche bambino da battezzare e Bubi non si tira mai indietro. Al battesimo unisce quasi sempre la Messa, se i genitori sono d'accordo.
Stupito per la presenza di tanti giovani della parrocchia, amici dei genitori, è contento al punto da accettare l'invito alla festa da parte del nonno del bambino.
"Se rimedio un casco vieni con me in motore?" gli chiede.
E via per i colli fino al ristorante. Bubi è uno sportivo di 68 anni.
"Siamo stati proprio bene"
Sembra proprio come Gesù quando si lasciava "trascinare" a pranzo da qualcuno per il gusto e la gioia di stare fra la gente, di vivere come uomo fra gli uomini.

domenica 19 marzo 2017

I bomboloni

La vicinanza al mare delle scuole dove insegna Bubi lo induce talvolta a portare gli alunni e gli allievi sulla spiaggia per fare lezione. 
Alcune volte cede alla richiesta dei ragazzi, alcune volte prende lui stesso l'iniziativa di condurli in riva al mare per stemperare un po' il loro carico di lavoro giornaliero e per far loro contemplare la bellezza della realtà che li circonda, soprattutto nelle giornate limpide e più calde.
Si tratta di una vera e propria lezione scolastica di Religione e avviene normalmente in questo modo: propone loro un gioco di squadra in varie fasi al termine delle quali, avvicinandosi l'ora del ritorno in classe, li invita a contemplare in silenzio ciò che Dio sta creando per loro in quel momento con brevi semplici parole. 
Una preghiera conclude la lezione e si ritorna amichevolmente verso la prossima lezione.
I ragazzi apprezzano molto e le reazioni a questa proposta sono diverse: chi ne approfitta per non fare niente sfruttando la presunta dabbenaggine di un simile professore e chi accetta di cuore vivendo tutto con impegno, il gioco e il ritorno a scuola con letizia, anche nel ripulirsi scarpe e calze dall'inevitabile presenza della sabbia. 
Tutto diventa motivo di gusto. 
Perfino in chi è occasionale testimone.

Così accade sempre; ma quella volta furono proprio tutti tutti a vivere con distrazione e quasi disgusto la lezione. Non accettarono nemmeno di stare al gioco. Un disinteresse totale, una "sfiga" (mi si passi la parola) aveva preso tutti, nonostante i richiami ripetuti di Bubi a vivere il gioco come tutti i ragazzi del mondo vivono il gioco. Nulla di nulla. Era brutto a vedersi. Sembrava quasi giocassero per dispetto, come a spernacchiare perfino quel momento di svago in una giornata pesante di studio. Dominava l'istinto.

"Ma non vedete? Non vi accorgete? Giocate male! Cosa fate?" li incalzava Bubi. Poi all'improvviso concluse: 
"Basta! Andiamo tutti a mangiare un bombolone!" 
Li portò tutti in pasticceria prima di tornare a scuola e offrì a ciascuno un bombolone alla crema.
Quella fu la punizione per l'insubordinazione della classe.
I ragazzi se lo ricordano ancora.
Bubi stesso fu stupito della sua reazione.
La bellezza e il gusto, misteriosamente, avevano vinto ancora.

mercoledì 15 marzo 2017

I due Carabinieri

E' tarda sera a San Martino dei Molini. 
Nel buio della strada torna alla Parrocchia Bubi, dopo un pomeriggio intero di benedizioni nelle case. Ha passato tutta la mattinata aspettando la fine dell'intervento chirurgico del nipote Francesco a Bologna.
Procede lento e stanco sul marciapiede. 
Passa un auto dei Carabinieri. 
La Gazzella si ferma, fa inversione di marcia e accosta. 
- Buonasera, Reverendo, possiamo farle una domanda?
- Certamente. Prego.
- Dà una benedizione anche a noi? Sa, ci mandano tante maledizioni...ma noi le rimandiamo anche al mittente...
Due giovani militari dell'Arma scendono dall'auto e ricevono la benedizione lì sulla strada, alla luce dei lampeggianti della loro Gazzella.
E' l'occasione di uno scambio di battute e di informazioni, di stima e di affetto.
- Desidera un caffè, un tè, Don? 
Tirano fuori dall'abitacolo il loro thermos e gliene versano fra risate, auguri, complimenti reciproci.
Si salutano promettendosi aiuto e una bella mangiata insieme,
Tutta la fatica della giornata è scomparsa, da una parte e dall'altra, per lasciare il posto ad una semplice cordiale letizia...

lunedì 13 febbraio 2017

La donna e il giudice

E' impressionante!
Ogni mattina, alla stessa ora, poco prima di entrare a scuola, Bubi riceve la visita di una donna. Col vento e la pioggia, col sole e con il freddo, nelle splendide giornate di primavera, questa donna lo aspetta nel cortile della scuola, dove parcheggiano le auto dei professori e di chi lavora lì.
Se sta male o non può per qualsiasi impedimento la donna gli telefona e gli chiede come sta. Poi gli espone le sue domande, gli chiede dei soldi, gli parla della figlia o del marito, quasi sempre gli bacia le mani. E' furba? Lo fa per ottenere qualcosa? E' importuna?
Una volta gli ha detto: "Ho bisogno di sentirla".
Chiunque, dopo un po' la manderebbe a quel paese. A volte le domande sono banali, a volte vuole solo avere dei soldi, a volte un consiglio, che ascolta o non ascolta. Sono anni che la cosa va avanti. Lo cerca anche più volte al giorno, a tutte le ore.
Spesso gli regala una scatola di caramelle alla frutta. Sta male? E' pazza?
Che mistero siamo a noi stessi, figuriamoci agli altri!
Bubi non la scaccia, a volte la sgrida a volte le sorride. Non chiude mai il telefono. Si lascia sempre trovare.
Il Vangelo parla di una vedova che chiede giustizia insistentemente, inopportunamente e il giudice fa finta di niente, fino a quando le rende giustizia perché non ne può più. La parabola insegna ad essere "inopportuni" anche con Dio, che, a differenza del giudice, ascolta sempre perché ama.

C'è una classe a scuola in cui i ragazzi sembra facciano a gara per essere stupidi, disturbare i professori, disturbarsi a vicenda e le ragazze vuote come vestiti buttati sul letto, ragazzi che coltivano il nulla. Questi ragazzi oggi si direbbero "bulli", arrivano anche ad offendere Bubi, a prenderlo in giro, a sbeffeggiarlo mentre è il loro professore.
La pazienza con cui li tratta, la decisione con cui li richiama, svela uno sguardo diverso nei loro confronti. Non ci sono note, cacciata dalla classe, intervento del Preside o richiami ai famigliari; c'è solo uno sguardo. Chi altri li guarda così, dove chiunque altro agirebbe col bastone? Bubi guarda come gioielli chi si considera sterco. E' triste vedere ragazzini buttare via la loro vita per il niente. Bubi li guarda con speranza.