lunedì 20 maggio 2019

Succede...

Succede che un bambino delle Elementari, abbandonato da Dio e dagli uomini, sia stato aiutato da una vecchia maestra in pensione, poi via via lungo le Medie accompagnato co fatica fino al tempo in cui le ragazze hanno il sopravvento  nel cuore e nella mente e, d fronte ad una semplice espressione algebrica, si sia chieda: "Ma che gusto c'è a fare il prete?"...

Succede che, davanti a un piatto  di tagliolini fatti in casa con sugo di scampi e di canocchie dalle dimensioni di un pagliaio appena fatto, delle coppie di sposi, navigati dal tempo e dalla povertà, si dicano: "I preti sono furbi, perché vivono bene e non devono combattere con le mogli..." "...e coi mariti" ribattono le donne e una giovane mamma sola, seduta a fianco a lui come Maddalena, gli chieda sincera: "Don, perché si è fatto prete? Cosa si prova dentro, cosa ha sentito?"

"So solo che, quando ero bambino, mi alzavo presto la mattina per fare i compiti e mia mamma anadava a Messa, all'Ospedale dove c'erano le suore col cappellone o a S. Chiara e, quando tornava, mi guardava e io la guardavo e vedevo la sua faccia lieta...e mio babbo era in America a fare il lavapiatti e io ero il più grande. 
L'ho capito solo il giorno che sono diventato prete; tutto mi è stato chiaro lì.
Ero geometra, lavoravo a San Marino, nell'Ufficio Tecnico e mi piaceva una ragazza...
E' un cammino, una cosa che avanza così, come tutte le cose, come una pianta che cresce.

Quel giorno ero qui, a tavola, e mio babbo era lì e mia mamma più in là e i miei fratelli attorno e io ho detto: "Babbo, vado nei preti" e mio babbo, accusando il colpo: "Betta (Antonietta), hai sentito cos'ha detto il tuo figlio?" e mia mamma: "Stefano, sei sicuro?" 
"Sì" e lei è stata zitta.
Mio babbo allora: "Ma uno non può essere un buon cristiano sposandosi?"
"Sì"
"E allora sposati!"
e io: "No", perché sentivo che quella era la mia strada, che Dio mi bastava: era l'intuizione della totalità, non Dio insieme a questo e a quello, Dio tutto, Dio basta.
"Ma allora chi si sposa?..."
"E' la vocazione degli sposi. Ognuno ha la sua vocazione. E' Dio stesso che chiama così. Ogni cosa è vocazione. Dio mi voleva e mi vuole così, prete; la mia famiglia è la Chiesa."

Io avevo vinto il Concorso pubblico a San Marino e il Commissario mi ha chiamato per dirmi che il posto fisso era mio, nell'Ufficio Tecnico del Governo, settore strade. 
Mio babbo mi aveva accompagnato quel giorno. La mia famiglia aveva bisogno, i fratelli più piccoli e portavo lo stipendio a casa.
Io risposi: "Non accetto, perché vado nei preti". Era il 1970. 
Il Commissario, cristiano, mi fa i complimenti e chiede a mio babbo: "Signor Vendemini, ha sentito suo figlio? Cosa dice?"
"Mio figlio è grande e sa cosa fa"
Avevo 21 anni.

Il Vescovo Biancheri fu grande. "Ti do io lo stipendio, finché tuo fratello potrà prendere il tuo posto".
150.000 lire al mese del '70! Perché la mia famiglia, allora 8 figli, potesse andare avanti.
Mantenne fede per un anno e mezzo, finché mio fratello Massimo potè lavorare al posto mio.

Tutto mi fu chiaro il giorno che divenni prete e tutto mi è chiaro adesso.
Il prete è l'uomo di Dio, un povero uomo come tutti, coi difetti e i peccati di tutti, che Dio chiama per tutti.
Dio è tutto, Dio basta e lo ricorda a tutti.
E non è questione di carattere o di simpatia.
Un uomo che lo ricorda a tutti: Dio basta, Dio è tutto"


2 commenti:

  1. Sei grande, don Bubi!
    Ed io son molto fortunata!!

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  2. Non riesco a capire se è la tua storia o quella di un tuo amico, ma è bella commovente e soprattutto il Vescovo Bianchieri sicuramente un Grande Vescovo.

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